Niqab in ospedale: il caso trevigiano

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niqab-ospedaleLo scenario si ripete. Una musulmana che indossa il niqab islamico si reca in un ospedale veneto, evidentemente per farsi curare. La fotografano come fosse un alieno, ed è subito “emergenza”! Postano la sua foto su Facebook e qualcuno pensa bene di inviarla ad un consigliere regionale Tal dei Tali, che si vanta: “Sono stati già depositati un mio progetto di legge statale e una mozione per mettere fine a questa offesa alla nostra civiltà, alla nostra cultura”.
Ma non esistevano già gli strumenti atti a tutelare “la nostra civiltà e la nostra cultura”?
Effettivamente lo strumento esiste e si chiama “Costituzione”. Non credo che l’Italia stia aspettando la mozione del signor Tal dei Tali per legiferare sulla libertà religiosa!

Come ricorda Oggi Treviso la donna non stava commettendo nessun reato.
E citiamo, per chi si fosse perso dei pezzi della “vicenda legale anti-burqa”:

La donna, comunque, non stava commettendo alcun reato. L’articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152 infatti dice che “E’ vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”.

E chi indossa il niqab, un motivo, ce l’ha. Giustificato non dai musulmani, ma dalla legge. Nel dicembre 2004 una circolare del Dipartimento della Polizia di Stato ha definito il burqa indossato da alcune donne musulmane un “segno esteriore di una tipica fede religiosa” e una “pratica devozionale”. Il 30 luglio 2005 è stato approvato il Pacchetto Pisanu per migliorare l’azione di contrasto al terrorismo internazionale che includeva “pene severe per chi circola in pubblico con il volto coperto, che si tratti di casco o di burka”, ma il successivo 15 agosto il tribunale di Treviso ha emesso una sentenza secondo cui se il burqa è indossato per motivi religiosi non è vietato e quindi non è reato. Posizione peraltro confermata dallo stesso governo nel dicembre del medesimo anno.

E per tutti coloro che pensano sia lecito che i politici approfittino del potere che hanno nelle mani per legiferare su cose ritenute secondarie e fastidiose come burqa e niqab, sappiano che qui in realtà si sta tentando di legiferare sulla libertà religiosa delle credenti musulmane e di negare diritti costituzionali ad un gruppo religioso, ad una minoranza nella minoranza. State attenti! Se oggi si pretende di negare attraverso questi strumenti i diritti delle musulmane, domani attraverso gli stessi saranno molto facilmente negati anche i tuoi, mentre tu resterai a guardare basito.