Due pesi, due misure. Quando una donna musulmana viene picchiata dal marito arabo perchè il velo lo vuole togliere, la notizia compare in prima pagina su tutte le testate locali e nazionali, quando invece viene picchiata dall’arabo “integrato” che si vergogna di lei perché il velo vuole metterlo, allora ecco che la notizia non rimbalza più, non è più “virale” e viene considerata una notizia di serie B perché non in accordo con il pregiudizio dilagante che si vuole sostenere.
Un tunisino residente a Sassuolo, come sottolineano “assolutamente integrato”, avrebbe usato violenza contro la moglie perché rifiutava di vivere all’occidentale e voleva indossare il velo, mentre per lui questo era inaccettabile. L’uomo è stato inquisito per maltrattamenti in famiglia e quindi rinviato a giudizio nel corso dell’udienza preliminare. Ha confessato al proprio legale di aver letteralmente perso la testa dopo che la moglie avrebbe deciso di ritornare all’Islam e praticarlo. Il tunisino, infatti, essendo arrivato in Italia ben 40 anni fa, si proclama laico e sostiene di non essere mai entrato in una moschea.
C’è qui un problema psicologico notevole ed è evidente: un tunisino che non si proclama ateo, ma laico, quindi ancora musulmano, che sostiene fieramente di non essere mai entrato in una moschea è – come minimo – già un fatto bene curioso, direi! Il fatto che poi questa inaccettazione di sé stessi, delle proprie radici e della pratica della propria religione sfoci in violenza la dice lunga sulla pressione psicologica che il clima mediatico sta portando dentro la nostra comunità.
Ma la notizia è un’altra. La vera notizia è che questi casi di tensioni familiari continue, violenze fisiche e verbali da parte di uomini che non accettano il “ritorno” all’islam delle mogli è invece all’ordine del giorno e tanti sono i casi di divorzio islamico dovuti all’incompatibilità religiosa tra due connazionali entrambi arabi ed entrambi musulmani, ma che concepiscono l’islam in modo diverso. E no! Non sono donne che vogliono “liberarsi” del marito oppressore che impone loro l’osservanza dei precetti, ma al contrario sono donne che vogliono invece essere libere di applicarli, i precetti, e che lottano contro un marito, un padre, una famiglia che contrasta in tutti i modi il loro bisogno di vivere la religione serenamente e anche visibilmente.
Sarà ora il giudice a stabilire se l’uomo debba o meno rispondere di maltrattamenti e per il prossimo 7 luglio è previsto il dibattimento in aula. Per la legge non ci sono violenze di serie A e violenze di serie B, ma evidentemente per i media sì, vediamo chi altro parlerà di questo caso.
La violenza contro la moglie che vuole praticare i precetti della sua religione è da condannare come quella che invece tali precetti vuole imporre. La donna deve essere lasciata libera di vivere la propria religione serenamente e anche visibilmente indossando il classico hijab! Non capisco perché un semplice velo crei tutti questi problemi!
astagfirullah dove stiamo andando a finire…questa dunya fa gola a molti e allontana da Dio se non si ha il Din…
che Allah ci preservi dall’oblio…