burkini sì, burkini no

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Tutto è iniziato quando il sindaco di Cannes ha deciso di vietare, nelle spiagge del suo Comune,  il cosiddetto burkini alle donne musulmane che dovessero decidere di indossarlo, sostenendo che: “Il costume integrale mostra in maniera evidente un’adesione a dei movimenti estremisti che ci fanno la guerra”.

Il burkini (termine nato dalla fusione tra la parola burka e la parola bikini) è un abito che con il burka non ha nulla a che fare. Si tratta di un completo che lascia scoperto il volto – e non solo il volto – composto da pantalone aderente + casacca, sempre aderente. Nel momento in cui si entra in acqua il burkini aderisce al corpo ancora di più.

Il primo ministro francese Manuel Valls, ha dichiarato: “E’ incompatibile con i nostri valori. Le spiagge, come ogni spazio pubblico, devono essere difese dalle rivendicazioni religiose. Il burkini non è un nuovo tipo di costume da bagno o una moda. E’ la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato notoriamente sulla sottomissione della donna”.

Negli ultimi giorni la polemica si è trasferita in Italia. Destra e sinistra dibattono su burkini sì, burkini no.

Le associazioni islamiche (e non solo) ricordano al mondo che le musulmane non sono le uniche ad andare al mare vestite (o quasi) e che le suore, giusto per fare un esempio, ci vanno con vestiti più coprenti di un burkini.

Le donne musulmane in Italia, citando ahadith e versetti del Corano spiegati dai sapienti dell’islam, ci fanno invece sapere in modo inequivocabile che il burkini non è affatto, come erroneamente si ritiene, un vestito islamico, perché non rispetta le condizioni che il vestito islamico deve avere.

Come tutti sanno il burkini è un prodotto dell’Occidente, inventato in Australia da Aheda Zanetti, una donna musulmana australiana, coniugando una tuta da sub con una minigonna da tennista e un cappuccio, definendolo “burkini” e registrando subito il marchio… Insomma, un po’ come scrivere sule pennette rigate al curry “pennette islamiche”. Verrebbe da chiedersi cosa ci sia mai di così tanto islamico nelle pennette al curry! Eppure i politici francesi protettori della libertà vieterebbero sicuramente sia le pennette che il curry in tutta l’Unione Europea, con la benedizione della Merkel!

E’ chiaro al cieco che il bersaglio vero di queste battaglie è la donna musulmana, proprio in quanto musulmana, una donna a cui si cerca di strappar via l’identità religiosa.
In realtà, se la prenderebbero con le musulmane anche se decidessero di indossare un cappello, una sciarpa o una salopette. Il problema non è l’indumento (il burqa, il niqab, il hijab o velo islamico, la gonna lunga o il burkini), il problema è l’islam.
Dopo aver vietato il velo nelle scuole, il niqab nei luoghi pubblici e perfino le gonne lunghe, oggi la Francia ha deciso di prendersela pure con il burkini, in barba alla tanto proclamata devise: liberté, egalité, fraternité…

Anche in Italia una parte della politica e dell’opinionismo vorrebbero ripetere lo stesso percorso della Francia, ma la Costituzione Italiana, per il momento, rimane ancora una garanzia per qualsiasi minoranza, che sia etnica, religiosa, razziale o culturale.
Restiamo in attesa per vedere se avranno la meglio la Costituzione Italiana e il catalogo di valori che sono alla base della convivenza civile nel nostro Paese o la dittatura discriminatoria di stampo francese.

Per approfondire leggi anche: Burkini, hijab islamico?

©Niqab.it

2 Comments on burkini sì, burkini no

  1. BURKINI SI’ BURKINI NO – Lo “scandaloso” dilemma fu risolto dal Principe Antonio de Curtis nel lontano 1953
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    Lo “sconvolgente” problema dei burkini che è riuscito addirittura a distogliere l’attenzione mondiale dalle vere tragedie: i migranti che affogano nei nostri mari, le vittime innocenti di migliaia di civili massacrati ad Aleppo e dintorni; tutte le ingiustizie che calpestano e umiliano ogni dignità umana, fu magistralmente risolto dal Principe Antonio de Curtis. Il grande e indimenticato Totò, nell’esilarante commedia “Nu turco napulitano” di Eduardo Scarpetta (1887), riuscì magistralmente a “liberare” dai “burkini partenopei” – che l’ipocrisia e la dabbenaggine del bigottismo avevano imposto alle nostre nonne – la bella e procace Isa Barzizza e le altre donne della compagnia – tutte vittime dell’ossessiva gelosia dei “mariti” (Carlo Campanini interpretava il geloso consorte della Barzizza) “liberandole” – appunto – da un costume balneare che “offendeva e umiliava” la bellezza del loro corpo. E’ tutto documentato nel film “Totò turco napoletano” diretto da Mario Mattoli nel 1953. Purtroppo tanta parte dell’umanità ancora non ha compreso – o non vuole comprendere!- dove è davvero il male, e quel male sì che va debellato, subito, senza se e senza ma!
    Raffaele Pisani

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