Che cos’è un’ordinanza sindacale anti-niqab e come gestire le multe

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costituzioneIn Italia il niqab è legale. E, se in Italia il niqab è legale, il niqab è per forza di cose legale anche in tutti i comuni italiani.
Nonostante tutto ogni giorno constatiamo che i sindaci di alcuni comuni italiani si permettono di emanare “ordinanze sindacali” attraverso le quali intendono bandire il niqab dal territorio di loro competenza, in evidente contrasto con la legge nazionale.Si tratta ovviamente di una banale e semplicissima azione demagogica compiuta nell’intento di raccogliere facili consensi.
Gli elettori di questi personaggi sono infatti cittadini di livello culturale medio basso ammaestrati a credere che la crisi socio-economica nazionale si risolva scagliandosi acriticamente contro la “diversità”, in generale.

Ma che cos’è un ordinanza sindacale e che tipo di potere viene dato ai sindaci?

Basta digitare la parola “ordinanza” su google e rivolgersi molto banalmente alla definizione che troviamo su wikipedia.

Le ordinanze amministrative sono emanate da un organo della pubblica amministrazione (ad esempio, il prefetto o il sindaco) per imporre un determinato comportamento ad un soggetto o ad una classe di soggetti oppure ad un organo. Si tratta, quindi, di provvedimenti amministrativi che creano doveri positivi (di fare o dare) o negativi (di non fare). Quando contengono norme generali ed astratte sono considerati atti normativi e, quindi, fonti del diritto.
In certi casi le ordinanze possono essere emanate in deroga all’ordinamento giuridico vigente, ma non ai suoi principi generali né a norme costituzionali: sono le cosiddette ordinanze libere, di cui sono esempi i bandi militari e le ordinanze contingibili e urgenti.

Quindi come abbiamo già detto più volte su questo blog, un’ordinanza sindacale non può essere emanata in contrasto con la legge nazionale e soprattutto con la costituzione.

– Come atto di culto infatti il niqab è tutelato dall’art. 19 della Costituzione Italiana.

– Costuisce pertanto un “giustificato motivo” in deroga all’articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152 e lo confermano una circolare del dipartimento della Polizia di Stato del dicembre 2004 e la sentenza del tribunale di Treviso del 15 agosto 2005 stabilisce che se il niqab è indossato per motivi religiosi non costituisce reato.

All’atto pratico questo significa che se una donna che indossa il niqab dovesse trovarsi in uno di questi comuni “proibiti” è libera di uscire di casa come e quando vuole e, nel caso in cui dovesse ricevere una multa, non è tenuta a pagarla, ma DEVE invece presentare ricorso al TAR.

A tal proposito, vi ricordo che esiste una sentenza del Consiglio di Stato del 2008, emanata in risposta all’ordinanza anti-niqab dell’allora sindaco di Drezzo.

Pertanto vi invito a far girare quanto più possibile queste informazioni, a diffonderle nelle moschee in modo da farle arrivare anche alle sorelle che non parlano italiano e non hanno quindi modo di fare ricerche per sapere quali sono i propri diritti in Italia.

La redazione di questo sito è a disposizione di chiunque voglia saperne di più e sostiene tutte le sorelle che, di fatto, hanno avuto o hanno dei problemi legali in virtù del loro abbigliamento islamico.

Non siamo avvocati, ma le informazioni che vi stiamo dando sono attendibili e verificabili da chiunque voglia approfondire l’argomento per gestire la questione con intelligenza e saggezza.

Viviamo in un paese in cui la maggior parte della gente non conosce le proprie leggi e per noi è assolutamente improduttivo perderci nella confutazione della loro ignoranza. Non sprechiamo le nostre energie.

Cerchiamo invece di agire nel bene e di mettere a disposizione della comunità quel poco che abbiamo: la lingua italiana, per esempio, e quel minimo di conoscenza del diritto che potrebbe servire per aiutare qualche sorella ad avviare un ricorso.

Per info e sostegno concreto contattateci pure al seguente indirizzo:

info@ niqab.it

Barakallahu fikum.

P.s. Il niqab è la nostra protezione: esporci a vuoto denunciando i ridicoli tentativi di propaganda di qualche piccolo politico dell’ultim’ora in cerca di fama non rientra nelle funzioni di questa redazione che cerca di agire per il bene – che Allah accetti – e non per la notorietà.