Il niqab, la mia corona

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NIQABPer la sezione “Le voci”, la testimonianza di una sorellina francese che, dopo varie difficoltà, è riuscita non solo ad indossare il velo, ma anche a… coprire il volto in Francia.

Mi chiamo Cheyenne, ho sedici anni e mezzo, sono convertita all’Islam e questo ormai da tre anni buoni alhamduliLlah! Vengo da un ambiente abbastanza laico e ateo (praticano il nudismo perfino i miei nonni! Allahu-l-musta’an), ma anche in parte cattolico e testimoni di Geova… una miscela assai speciale, bisogna dirlo!

Sono di origine camerunense e polacca-francese. Mio padre, ateo, ha accettato velocemente le mie scelte religiose e di abbigliamento e i miei atti di adorazione, poiché ha vissuto diversi anni con i musulmani in Mali, ha visitato il Maghreb e ha incontrato i nomadi, quindi tutto questo non l’ha mai stupito. Al contrario mia madre, originaria del Camerun ma cristiana evangelica, non capiva le mie convinzioni religiose, i miei percorsi spirituali e questa voglia di imparare e di dedicarmi interamente al mio Signore. Sembrava che ne avesse paura, così per circa un anno c’è stata una piccola guerra a casa mia: se lei trovava un solo foulard in camera mia, andava su tutte le furie, mi picchiava, strappava e buttava nella spazzatura il velo, veniva ad aspettarmi davanti alla scuola per impedirmi di mettere il velo dopo i corsi. In seguito a questi avvenimenti, nel mio quartiere le persone parlavano e mi calunniavano, dicendo che giocavo con la religione, che stavo un giorno con il velo e l’altro no, e che non ero per nulla sincera… ma parlavano senza conoscere la mia situazione e le pressioni che subivo in famiglia.

Portavo un velo semplice con una tunica non molto lunga; non avevo niente con cui coprirmi, se non qualche jellaba comprata al suq non molto lontano da casa mia nella periferia parigina. Non conoscevo la religione, ma approvavo la scelta delle donne con il jilbab, che emavano pudore velandosi… volevo un velo che mi coprisse integralmente il corpo lasciando il mio viso e le mani scoperte (jilbab), ma mia madre non apprezzava nemmeno un hijab alla moda con i pantaloni…

Avevo un’amica, algerina, che non portava il velo ma che voleva praticare la religione iniziando a fare le preghiere quotidiane. Con lei lessi la prima sura del Corano, al-Fatiha (l’Aprente) vergognandomi un po’ perché non la sapevo pronunciare. Una volta mi fece ascoltare un CD del Corano e in quel momento il mio cuore tremò… ero lontana da quella lettura dolce, e anche se non capivo questa lingua nuova per me tutto era dentro di me, nel mio cuore, e volli subito fare tutto… andavo di nascosto in moschea, perdendo il corso del pomeriggio, ma niente per me era più importante che riflettere sul sermone dato dall’Imam il venerdì… il giorno nel quale l’angelo Israfil ‘alayhi assalam soffierà nella tromba per annunciare la fine dei tempi! SubhanaLlah.

E così, ho iniziato poco a poco, ho avuto dei bei periodi, altri meno belli, ma invocando e ponendo la mia fiducia interamente nelle mani di Allah delle sorprese inattese sopravvennero nella mia vita. Mia madre, che prima confiscava i miei veli (come i miei libri, il Corano che mi avevano regalato e il mio tappeto) me li rese aggiungendo: “Non voglio più litigare con te, è solo il diavolo che ha messo la discordia tra di noi. Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto”… stampò gli orari della preghiera della mia città, mi comprò dei CD del Corano e mi disse: “Impara, e, dal momento che sei sincera per Dio, vai!” Ero semplicemente felice e che Allah la guidi sul Haqq, la verità, che è l’Islam.

A un certo punto volli portare il velo integrale. La voglia venne di colpo. Vidi le donne della Mecca e mi chiesi: “Perché bisogna coprirsi il volto?”. Approfondendo le mie ricerche lessi le opinioni dei sapienti: alcuni sostenevano che fosse obbligatorio, altri lo raccomandavano solamente. La domanda si pose anche a me. Una volta lo misi e uscii per il mio quartiere. Mi sentii libera, leggera, tutto l’odio era volato via, volevo bene a tutti intorno a me… Mi hanno insultato molte volte, mi hanno additato, hanno fatto dei gesti volgari e cattivi, mi hanno spinto, mi hanno detto di ritornare nel mio paese… ma non possiamo prendercela con loro, sopra gli occhi hanno un velo di rancore…

Esco in pratica sempre da sola e quindi metto una maschera chirurgica, non molto pratica quando fa molto caldo, ma non c’è altra scelta: solo così si evitano i controlli e i poliziotti non possono dire nulla e, infatti, questo non è mai successo. Spesso però dei poliziotti in macchina sono passati vicino a me guardandomi, e una volta mi hanno ricordato che coprirsi il volto è vietato ma poi se ne sono andati per la loro strada, quindi non mi lamento davvero per niente alhamduliLlah.

Testimonianza di Cheyenne, 16 anni

[Trad. Umm Sumeyya]

Fonte: AmatuLlah-Magazine.com

2 Comments on Il niqab, la mia corona

  1. Ma cha Allah, che Allah la benedica e la protegga. Amiin. Piccola, grande donna.

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