Il niqab: tra apparenza e visibilità

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niqab006Nel marzo 2010, Ummzakaria, collaboratrice del blog “Cose così” ospitato su splinder, redigeva una lucida e attualissima analisi che non possiamo sottrarci dal riportare.

E’ una corsa all’apparenza, alla mascheratura, al cercare di sembrare quello che non si è. Trovo che sia lacerante non poter o non voler essere se stessi. Chi si rifà il corpo, chi cambia il sesso, chi si maschera a Carnevale, a Natale, ad Halloween, per rubare 1.000 euro al supermercato. E’ triste. Eppure, davanti a questo oceano di transessuali e gay, ai quali vengono riconosciuti tutti i diritti, persino di rappresentare il popolo al parlamento, di feste mascherate che spopolano sempre più, di Babbi Natale che invadono le città e le scuole per un mese, dove scoppia la polemica? Sulle donne musulmane che si coprono il viso.

Tra le ragioni più assurde, ce ne sono tre:

1) chissà che pericoloso terrorista si trova dietro

2) sono oppresse, dobbiamo liberarle

3) non si puo’ parlare con qualcuno che non riesci a vedere.

Dunque, vediamo un po’:

1) i peggiori criminali non si nascondono dietro abbigliamenti particolari. I serial killer, i pedofili, gli assassini incalliti, sono quasi sempre persone per bene: il vicino di casa che ti apre il portone con il sorriso, il medico o l’infermiere che era tanto gentile, lo zio che ti portava i dolci per il compleanno e oggi sono il compagno di classe che ti chiede la sigaretta, l’amica che ti invita a una festa, tuo figlio perchè non hai giocato con lui alla playstation…la lista sarebbe ben più lunga, ma mi fermo qui.

E per quanto riguarda i terroristi “islamici”, non avevano il niqab, né erano barbuti quelli che si sono schiantati sulle torri gemelle, ma degli ordinari signori che la sera prima erano al bar a bere la birra (a quanto dicono i servizi americani).

2) le donne musulmane che si coprono in Occidente (specifico in Occidente perchè non sono al corrente della situazione altrove) lo fanno per loro scelta. Se ci sono sorelle che sono costrette con la violenza a portare il foulard o il niqab, la legge contro l’abuso e la violenza fisica c’è già, è sufficiente rivolgersi alle autorità competenti che non vedono l’ora di applicarla o ai servizi sociali: se ci sono serviranno pure a qualcosa, no?

La maggior parte delle sorelle europee che portano il niqab (erroneamente ma volutamente identificato con il termine “burqa” che solleva reminiscenze talebane negli ascoltatori e quindi una sorta di legittimazione della sua interdizione) sono nate e cresciute in famiglie cristiane, cattoliche, protestanti o atee, sono andate a scuola in classi miste e sono di cultura occidentale, pienamente consapevoli dei loro diritti e doveri, con un livello culturale mediamente alto (quasi tutte siamo laureate) e purtroppo per certe persone non siamo deficienti. Ora, in una società che legittima la comparsa sia per strada che in televisione di donne seminude, in barba ai comuni canoni di pudore che per legge dovrebbero essere rispettati ma che per ragioni economiche non lo sono, capisco che una donna che si copre “non è normale”, sicuramente qualcuno la obbliga a coprirsi, come se si desse per scontato che la condizione naturale dell’uomo fosse quella di starsene comodamente in mutande in pubblico. Non perchè si nasce nudi, si devo continuare ad esserlo tutta la vita. Il senso del pudore che negli esseri umani è innato, è una delle caratteristiche che ci distingue dagli animali e da sempre l’abbigliamento è stato considerato un segno di civiltà. Quando pensiamo ai popoli “primitivi” dell’Africa o agli aborigeni australiani la prima immagine che ci viene davanti è il modo in cui non sono vestiti. D’altronde è anche vero che le battaglie per la “libertà” (questa parola abusata e snaturata del suo vero significato) sono sempre state condotte contro-corrente, contro il sistema, contro quello che tutti fanno. Insomma per essere “liberi” bisogna essere anticonformisti. Benissimo: in una società dove la norma è spogliarsi, noi musulmane ci copriamo e riaffermiamo LA NOSTRA LIBERTA DI ESSERE E DI NON APPARIRE. Ringrazio quindi l’associazione delle musulmane moderate o come si chiama per il loro intento di liberarmi dall’oppressione di chi fantomaticamente mi obbligherebbe a coprirmi, ma non ne ho bisogno: alhamdulillah, sono abbastanza consapevole della mia libertà e sono in grado di lottare per la mia libertà da sola, e come me un sacco di altre sorelle. So che l’istinto di lottare per il bene in voi è molto forte, ed è ammirevole l’ardore che mettete nel portare avanti le vostre battaglie, e siccome c’è tanto bisogno di persone come voi nel mondo, potreste sfruttare il vostro fervore per altre ben più nobili cause. Potreste andare in Somalia a prendervi cura degli orfani, in Cile a fare le crocerossine, in Bangladesh a salvare i bimbi dallo sfruttamento delle grandi multinazionali: insomma, da fare ce n’è, non è proprio il caso che sprecate il vostro tempo per liberarci, noi siamo già libere, alhamdulillah, abbiamo tutte una casa e mangiamo tutti i giorni, abbiamo di che vestirci, abbiamo persino internet, andiamo a fare la spesa con i nostri mariti e organizziamo delle feste con le sorelle, ci si diverte pure, pensa un po’, non si direbbe, vero?

3) il figlio della mia vicina qualche anno fa ha avuto un incidente e dopo essere rimasto tra la vita e la morte per diversi mesi quando si è finalmente ristabilito è rimasto non vedente e con la funzionalità degli arti inferiori ridotta. Oggi ha circa 26 anni, è sposato e ha un figlio. Lui, sua moglie non l’ha mai vista, e nemmeno suo figlio. Eppure si vogliono bene, si amano davvero.

Mi chiedo: ma per amarsi, per rispettarsi, per comunicare, c’è davvero bisogno di guardarsi negli occhi? E quando parliamo al telefono, quando chattiamo su internet, quando scriviamo, non comunichiamo?

Non c’è bisogno di psicologi o scienziati per capire che dietro questo bisogno frenetico di apparire e di trasgredire c’è un enorme vuoto esistenziale. Ci si inventa costantemente qualcosa per poter credere di essere qualcuno che non siamo. Ma è un’illusione dalle conseguenze catastrofiche. E’ come costruire una casa senza fondamenta, prima o poi crolla.

Allora, costruitevi pure tutte le illusioni che volete, nessuno ve lo impedisce: io musulmana niqabata o no non ho bisogno di voi, nè delle vostre illusioni, non ho bisogno di qualcuno che lotta per me, lo faccio benissimo da sola, non ho bisogno del vostro aiuto perchè conto su quello dell’Onnipotente che puo’ fare quello che voi non potete fare, e non ho bisogno di apparire per coprire il vuoto, perchè alhamdulillah la mia vita è già piena cosi’ com’è.