Intervista ad un niqab

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niqabSiamo nel 2010.

Mi viene chiesto di compilare un questionario sul niqab, per aiutare una ragazza nella redazione della sua tesi di laurea.

Mi fanno sapere che la tesi avrà come relatore il professor Paolo Branca, ricercatore presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano.

Oggi, a distanza di anni, dopo aver letto alcuni interventi del professore, sarei davvero curiosa di poter leggere ciò che è venuto fuori dalle nostre testimonianze, come sono state messe insieme e cosa è stato dimostrato attraverso di esse.

Sarebbe anche bello poter leggere le testimonianze originali e metterle a confronto con il lavoro revisionato dal professore e/o dai suoi collaboratori.

La verità, infatti, non è mai quella di chi analizza dati, ma solo quella di chi vive in prima persona gli eventi e ne è protagonista.

Quella che leggerete qui di seguito è la testimonianza di una donna qualsiasi, di una musulmana.

Ciò che invece interessa ad un certo tipo di propaganda è solo l’intervista ad un niqab.

…E un niqab non parla.

Qual è stato il tuo percorso di fede?

Percorso di fede a dir poco burrascoso. Atea dall’età di 16 anni, nonostante famiglia cattolica e tradizionalista, negli anni ho tentato di verificare l’esistenza di Dio in maniera empirica, convinta che attraverso le leggi invisibili che governano gli eventi avrei conosciuto la Verità.
Tuttavia solo attraverso la lettura di una traduzione del Corano, all’età di 30 anni, grazie a Dio sono finalmente riuscita e mettere insieme il senso delle mie ricerche empiriche e a trovare – nero su bianco – la spiegazione di tutto quello che negli anni avevo sperimentato sul campo, inseguito e allo stesso tempo rifiutato. Dopo anni di ricerche di ogni tipo (in specie teosofiche, nella variante antroposofica fondata da Rudolf Steiner), mi è bastato arrivare alla quarta o quinta pagina di questo testo tradotto, per sentirmi intimamente convita di aver trovato la Via e per convincermi di dover inderogabilmente iniziare subito una vita diversa.

In quale momento della tua vita hai deciso di indossare il velo e quali motivazioni ti hanno spinta a farlo?

Ho indossato il velo appena ho potuto, subito dopo la conversione. Per farlo sono andata via di casa. Avevo 30 anni, mi ero appena laureata e avevo grossissime difficoltà con i miei che non accettavano la mia scelta. Così, subito dopo la laurea, me ne sono andata a Torino a casa di una mia amica, e subito dopo ho sposato islamicamente un musulmano italiano, anche lui convertito da poco. Ho subito messo il niqab, già convinta – riferimenti alla mano – che fosse la scelta giusta. Il matrimonio però è andato molto male e, dopo tre mesi, incinta, psicologicamente indebolita e senza soldi, sono stata costretta a tornare a casa dei miei e a rinunciare a tutto, in quanto loro continuavano a non accettare nemmeno il velo.
La bimba è nata ed è cresciuta in questo contesto, mentre io facevo altri corsi, lavori saltuari e cercavo di sopravvivere alla meno peggio. Ad un certo punto ho iniziato il tirocinio in uno studio e contemporaneamente studiavo per l’esame di stato. Una volta architetto, ho iniziato a lavorare anche per mio conto e finalmente sono riuscita ad andare a vivere da sola con la piccola. Intanto anche il mio islam aveva iniziato ad andare a rotoli. A questo punto, nonostante la libertà di organizzarmi le giornate come volevo, di non avere vincoli di lavoro e poter pregare in orario senza problemi etc., mi sono resa conto che non sarei mai riuscita a vivere pienamente il mio islam continuando con la vita di donna in carriera, nel paesino, con i genitori che minacciavano il suicidio ogni volta che, uscendo di casa col velo per andare in moschea, li incrociavo per strada.
E così ho preso coraggio e me ne sono andata di nuovo, ma insieme a mia figlia. In Francia, questa volta. Quasi subito ho iniziato ad indossare grandi cappe e jilbeb e forte era la tentazione di indossare anche il niqab. Ci ho anche provato, per quasi un mesetto. Ma ero in cerca di lavoro e presentarsi al centro per l’impiego con il niqab avrebbe significato non lavorare più.
In Francia ho passato un anno, vivendo un po’ con i soldi che avevo da parte e un po’ facendo pratiche a distanza, ma anche moltissimo aiutata dalle sorelle.
Ad aprile la proposta di matrimonio da parte di un fratello algerino residente in Italia, a giugno il secondo matrimonio islamico, questa volta grazie a Dio felice… Due giorni dopo il matrimonio ero già di nuovo in niqab.

Quali motivazioni sono alla base della tua scelta di indossare il velo integrale?

La maggior parte dei sapienti “attendibili” ritiene il velo integrale obbligatorio. Sono pochi quelli che lo ritengono solo “consigliato”. Io non so se ritenerlo un obbligo o no, ma –avendo il dubbio – preferisco comunque stare tranquilla e indossarlo. Non portarlo mi procura comunque un’ansia.

Che significato ha per te il velo che indossi?

Nessuno : )
… Sto solo eseguendo un precetto dell’islam. Sperando che Allah lo accetti come atto di adorazione.

Cosa afferma il Corano a proposito del velo in generale e, in particolare, del velo integrale?

“ O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allāh è Perdonatore, Clemente.” [Al Ahzab, 59]

Quando questo versetto scese le mogli dei compagni si coprirono interamente, lasciando scoperto solo un occhio… Se così lo compresero i compagni, che erano così vicini al profeta –pace e benedizione su di lui – come facciamo noi, dopo tutti questi secoli, a reinterpretare a piacere? Ha senso?

Hai vissuto episodi di discriminazione legati al fatto di portare il velo?

Sì.

Raccontaci un episodio significativo.

Ho dovuto andarmene dalla mia città natale, perchè perfino i miei genitori non riuscivano ad accettare un piccolo foulard.
Gli insulti che a volte ricevo per strada per il mio niqab non è davvero nulla a confronto della cicatrice che mi porto dentro, a causa del rifiuto totale dei miei genitori.

Sei favorevole alle proposte di legge volte a proibire l’uso del velo integrale nei luoghi pubblici attualmente in discussione in Italia?

No.

Specifica le motivazioni.

Indossare il niqab è un atto di culto come tutti gli altri, pertanto in Italia questa proibizione è incostituzionale.
Certo, se l’Italia dovesse scegliere di andare contro la propria costituzione o di modificarla addirittura, non può e non deve riguardarmi, visto che, pur essendo italiana, il mio potere decisionale in proposito è nullo.
E’ però paradossale che sull’atto di culto compiuto da un’italiana musulmana debbano avere potere decisionale signore straniere non praticanti e che non si sono mai interessate di scienze islamiche e parlamentari di altre confessioni religiose.
Nel caso in cui il niqab venisse proibito, io resterei in casa e non uscirei più, perchè non ho nessuna intenzione di uscire senza.

Comunque sia l’ articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, attualmente non vieta l’utilizzo del niqab in quanto vieta l’uso di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, “senza giustificato motivo” e il niqab, in quanto atto di culto, è un giustificato motivo ai sensi dell’art. 19 della Costituzione, come riconosciuto anche da una sentenza del Consiglio di Stato del 2008 e da una sentenza del tribunale di Cremona.

[Umm Zuhur]

2 Comments on Intervista ad un niqab

  1. Purtroppo non conosco il Corano, ma pare ve ne siano diverse interpretazioni e, financo, diverse versioni, senza che sia riconosciuta alcuna Autorità superiore, che ne dia l’intepretazione autentica. In questo modo chiunque può dichiararsi portatore della verità. Per sentito dire, attraverso da conoscenti musulmani, non esisterebbe un vero e proprio obbligo, ma solo la raccomandazione ad un comportamento modesto. Circa il divieto di cibarsi della carne di maiale, il Corano proibrebbe il consumo solo per alcune parti dell’animale, senza specificare quali, per cui, con un ragionamento simile a quello della donna intervistata, allo scopo di non sbagliare, vi si rinuncia completamente. Anche per quanto riguarda il consumo di bevande alcoliche, il Corano prevede che, per rispetto ad Allh, si deve conservare sempre la propria lucidità, perciò, ancora una volta, per non sbagliare, non se ne consuma nemmeno in piccola, innocua dose.

  2. Esistono diverse “letture” del Corano che vengono chiamate “riweyet”. In tutto sono 10 e tutti i significati compresi nelle “Dieci” sono autentici, perchè tutte le letture sono autentiche. Cioè il profeta dell’islam pace e benedizione su di lui, davvero leggeva il corano in questi dieci modi diversi. Quando gli esegeti classici e moderni spiegano il corano tengono conto di tutto questo. Non esistono quindi “varie” interpretazioni, tutte valide allo stesso modo, ma esistono intrpretazioni che fanno riferimento alle fonti e interpretazioni senza nessuna base. Noi, oggi, sulle questioni fondamentali, sappiamo esattamente qual è il messaggio, non è vero che c’è divergenza su tutto, assolutamente. Ci sono versetti chiari ed espliciti ed altri che hanno bisogno di essere interpretati, ma esiste una “scienza dell’interpretazione dei versetti coranici” e la vera comprensione del corano passa attraverso lo studio di questa scienza.
    Chi non conosce la scienza chiamata aritmetica, avendo saputo che esistono vari sistemi per fare i conti – come ad esempio il sistema binario o quello esadecimale – ci dirà che 4+4 potrebbe benissimo fare 6, perchè no? Tutti noi però sappiamo che non è vero e possiamo verificarlo . La stessa cosa vale per la comprensione del corano. Esiste una scienza attraverso la quale è possibile distinguere una giusta comprensione da una errata e non è affatto una scienza esoterica, ma una scienza accessibile a tutti, musulmani e non. Basta studiarla.
    Chi non ha mai studiato statica in vita sua non può scrivere un saggio sulla tecnica delle costruzioni. E’ ovvio. Va da sé che chi non ha mai letto nemmeno un versetto di corano non ha nessun titolo per avanzare ipotesi sulla sua interpretazione.
    E questo lo dico, senza nessun risentimento nei suoi confronti, solo per evidenziare come tutto questo parlare di islam da parte di non addetti ai lavori sia solo una vera e propria perdita di tempo sia da parte di chi (musulmano o meno) si permette di parlarne senza saperne nulla, sia da parte di chi ascolta.

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