Il "no" del Commissario Europeo al divieto

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Bandiera-EuropaUno dei tanti“no” dell’Europa al divieto di niqab, venne pubblicato sul sito del Consiglio d’Europa già il 7 marzo del 2010, ma da allora è passato completamente sotto silenzio e nessuno più ne parla.

In questo articolo Thomas Hammarberg in persona, il Commissario per i Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa, sosteneva, a ragione, che ”La proibizione del burqa e del niqab non libererebbe le donne oppresse ma potrebbe, al contrario, aggravare la loro esclusione nelle società europee e sarebbe una misura mal ispirata, che colpisce la vita privata”.

Ripesco l’articolo dell’Aduc:

Secondo il commissario svedese, Il divieto generale potrebbe urtare contro la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in un’ottica del rispetto della vita privata e del diritto di manifestare la propria religione o convinzione. Questi diritti, rammenta, non possono essere limitati se non per motivi legati alla sicurezza pubblica, alla salvaguardia dell’ordine, della salute o della morale, oppure alla tutela dei diritti e delle libertà altrui. Nessuno ha potuto dimostrare, sostiene, che indossare il velo integrale metta a repentaglio l’uno o l’altro di questi principi.

Il commissario tuttavia fa appello alla reciprocità e, a tal proposito, cita le famose vignette danesi, che a suo avviso dovrebbero essere accettate dai musulmani di tutto il mondo, dimenticando che in quel caso per i musulmani si tratta di vera e propria blasfemìa nei confronti della propria religione, mentre il rifiuto del niqab rappresenta per un occidentale molto semplicemente il rifiuto dell’altro.

Per intenderci è come se qualcuno ti dicesse: “se vuoi indossare i tuoi jeans devi anche accettare che io insulti tua madre!”

…E’ evidente che qui il criterio della reciprocità non regge.

Piuttosto la reciprocità sarebbe nei seguenti termini: “io non insulto la tua religione e tu, per favore, evita di insultare la mia!”

Fatto sta che, precisazioni a parte, l’Europa ha più di una volta espresso apertamente il proprio “no” a questo divieto, ma Francia, Belgio e Paesi Bassi hanno fatto finta di non saperlo.

Beh, noi imburcate invece lo sappiamo e lo diciamo apertamente a chi vuole sapere come stanno davvero le cose.

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